La storia del Monastero
La storia del Monastero benedettino di S.Placido Calonerò ha inizio nel 1376 quando la nobile famiglia siciliana dei Vinciguerra dona ai monaci un proprio feudo con un castello sito su un poggio prospiciente il “Piano di S. Domenica” che domina l’intero stretto di Messina. I monaci avviano i lavori di adattamento del castello che si protraggono fino alla metà del ‘400 (è di questo periodo il prezioso portale in stile gotico-catalano che si può ammirare poco oltre l’arco di ingresso al monastero) periodo in cui viene completata la chiesa ed il monastero, abbazia diviene il più importante centro dei benedettini in Messina.
A seguito del ritrovamento, nel 1588, delle spoglie di S.Placido, fondatore dell’ordine benedettino a Messina, e degli altri confratelli martiri benedettini, in un periodo che segna il massimo splendore della città di Messina e dell’ordine monastico, l’edificio viene ricostruito ed ampliato (1589-1608) affidandone il progetto ad architetti e maestranze di scuola fiorentina.
In puro stile rinascimentale le severe mura esterne del monastero racchiudono due ampi chiostri quadrati di oltre 30 m di lato; al centro del chiostro Nord sorge l’elegante tempietto ottagonale (che protegge la bocca di una cisterna di raccolta delle acque piovane) scelto quale logo dell’azienda dell’Istituto e del “San Placido”, il vino “Faro” prodotto dall’Istituto.
Nel chiostro Nord si trova un ricco portale, acceso all’antico refettorio, dominato da un busto dell’imperatore Carlo V e da una iscrizione che ricorda come il monarca, nel 1535, proveniente dalla vittoria di Tunisi, fu ospite del monastero prima dell’ingresso trionfale in Messina .
Il monastero nel 1633 viene abbandonato dai monaci che, temendo le scorrerie dei pirati, si rifugiano in altre strutture all’interno delle mura della città, ma continua la sua funzione volta alla produzione degli alimenti (vino, olio, frumento e carni) destinati a tutti i conventi dell’ordine bendettino.
Nel corso delle rivolte contro i francesi ed i borboni l’edificio viene utilizzato dagli insorti come base militare e viene purtroppo gravemente danneggiato.
Nel 1866, con le leggi che determinano ’abolizione degli ordini monastici, il convento viene confiscato dallo Stato che lo utilizza per un trentennio come colonia penale; l’amministrazione Provinciale nel 1898 lo acquista con destinazione d’uso, esclusiva e perpetua, l’istruzione agraria.